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Atene: più di 6.000 in marcia per Kostas Sakkas

Il 29 giugno, si è svolta ad Atene una manifestazione di solidarietà per Kostas Sakkas. Sakkas è un anarchico che è stato imprigionato per due anni e mezzo senza un processo (mentre il limite legale massimo è di 18 mesi) ed è in sciopero della fame dal 4 giugno. Il corteo ha visto la partecipazione di 6.000 persone, è iniziato da Monastiriki ed ha attraversato le vie principali della città.

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Non si può detenere un ostaggio. Non ci si può arrendere. Libertà per l'anarchico Kostas Sakkas, in sciopero della fame dal 4 giugno.

Non si può detenere un ostaggio. Non ci si può arrendere. Libertà per l’anarchico Kostas Sakkas, in sciopero della fame dal 4 giugno.

 

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Rilascio immediato dell'anarchico Kostas Sakkas, in sciopero della fame dal 4 giugno. In Grecia, Turchia e Brasile, lotta con il corpo e la mente fino all'emancipazione sociale.

Rilascio immediato dell’anarchico Kostas Sakkas, in sciopero della fame dal 4 giugno. In Grecia, Turchia e Brasile, lotta con il corpo e la mente fino all’emancipazione sociale.

15-21 aprile 2013: settimana di azione “decentralizzata” in solidarietà internazionale con IMC Atene e la stazione radio 98FM

Via Contrainfo

Dalla mattina del 15 Aprile, dei compagni si sono raccolti presso il campus di Zografou ad Atene in sostegno attivo con Indymedia Atene, che attualmente sta trasmettendo da indirizzi temporanei via tor, e Radiozone di Espressione Sovversiva 98FM, che attualmente sta trasmettendo solo radio (su 93,8 FM).

  • I manifestanti hanno occupato gli uffici amministrativi presso il campus del Politecnico nel quartiere di Zografou, mentre lo stesso rettore (Simos Simopoulos, che ha tagliato l’accesso a Internet ad Atene IMC e alla stazione radio 98F), è scomparso nel nulla…dicendo di essere malato.
  • I compagni hanno ottenuto la connessione ad internet all’interno degli uffici occupati ed hanno rilanciato Radio 98FM sul web, in tal modo la trasmissione è andata on-line in tempo reale ma solo per un poco.
  • Come rappresaglia per l’azione diretta, le autorità statali hanno ordinato l’arresto completo di internet presso le strutture accademiche: questa volta, hanno scollegato internet in tutto il campus dell’Università del Politecnico di Atene a Zografou. In altre parole, non solo i due progetti auto-organizzati, ma i servizi dell’intero campus sono stati lasciati senza internet a partire dalle 16.00 ora locale. Il provider di Internet nel campus non è altro che l’organismo di telecomunicazioni OTE, che è di proprietà della Deutsche Telekom e delllo Stato Greco.

 

Indymedia Atene, 98FM e Radio Entasi repressi dal governo greco: aggiornamenti

Accedi a Indymedia Atene: http://gutneffntqonah7l.onion.to/

o via Tor: http://gutneffntqonah7l.onion/

L’11 aprile 2013 le autorità universitarie del Politecnico di Atene (NTUA) hanno tagliato la connessione elettrica ai server che ospitano Indymedia Atene e due stazioni radio del movimento antagonista: 98FM e Radio Entasi. Il giorno dopo, è stata indetta una manifestazione presso il campus Politecnico di Atene di Zografou.

Url temporanea di IMC Atene: http://indymedia.squat.gr/

 
Aggiornamenti:
  • Le autorità universitarie della NTUA insistono nella loro decisione politica di tagliare Indymedia Atene, Radio Entasi e 98FM (alle 22.00 GMT del 12 aprile).
 

“Responsabile responsabilità”: una dichiarazione del collettivo Radio Entasi sulla repressione subita da parte del governo greco

(testo originale)

Assumersi la responsabilità …

Ci prendiamo la responsabilità per le idee esplosive, la diffusione libera e la loro diffusione, la formazione di un gruppo di radio libere e la democrazia diretta, il disturbo della pace locale.

Noi, il gruppo nato nei giorni della rivolta di dicembre 2008-che vorremmo tanto dimenticare-, la trasmissione su 100,1 FM.

Nei 5 anni di Radio Entasi, abbiamo visto il movimento passare attraverso varie fasi, abbiamo visto la società resistente abbandonare i modi tradizionali della politica. Abbiamo visto la crisi economica che si evolva in una crisi di valori di un sistema che non può rappresentare più nessuno, perché non c’è niente di più comune di essere rappresentati. Intere parti della società sono state poste in una condizione di straordinarietà ed esclusione: dagli scioperanti nei Trasporti Pubblici ai villaggi in Skuries, Chalkidiki, le persone diventano dei fuori legge. Radio Entasi non potrebbe essere un’eccezione. Dopo tutto, siamo stati tutti presenti. Radio Entasi era lì, nella rivolta del dicembre 2008, in piazza Syntagma occupata nel 2011, e ogni volta in cui il cuore del movimento batteva, mettendo l’100,1 fm a disposizione degli oppressi.

E mentre tutti sanno che le onde radio di Entasi sono a disposizione di ogni persona in lotta, e mentre noi rispettiamo il nostro pubblico, in contrasto con le stazioni radio e le antenne del telefono cellulare, la Legge ignora. Come si ignora anche la vera essenza dell’università come uno spazio pubblico e libero a disposizione della comunicazione di idee. La legge vuole imbavagliare Radio Entasi.

Con un atto d’accusa e una causa legale, la società dei media SKAI (che trasmette ‘silenzio’ dal monte Parnitha, illegalmente sul 100,6 fm, a ‘proteggere’ la frequenza 100,3, i cui azionisti sostengono i fascisti di Alba Dorata, apertamente o velatamente) , vuole chiudere la bocca a noi. Dovremmo stare zitti? In modo da lasciare l’opportunità di parlare solo ai finanziatori dei nuovi battaglioni fascisti, ai protettori della situazione di miseria attuale e i “forgiatori di informazioni”? Sono degli illusi.

Il gruppo SKAI, gli inserzionisti e le autorità sanno che la libertà per noi non è un prodotto da vendere in un buon affare con dei clienti, e non è un trucco per aumentare i nostri ascolti. La libertà è il nostro valore e il nostro progetto.

Radio Entasi non tacere! ! Continuiamo a trasmettere radicalmente il 100,1 fm, interferendo con le frequenze dominanti.

RADIO ENTASI

100,1 FM_ ad Atene

http://www.entasifm.org

Indymedia Atene e 98 FM sotto repressione: dichiarazione del collettivo di Indymedia Atene

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Dichiarazione del collettivo IMC Atene (greco originale)

La repressione non passerà!

Tre dei mezzi di contro-informazione del movimento antagonista (athens.indymedia.org, 98FM e Radio Entasi) sono stati attaccati dallo Stato nel pomeriggio di Giovedì 11 di aprile.

La loro connessione a internet è stata chiusa, a seguito di pressioni da parte del procuratore generale.

In un periodo in cui tutta la società si sforza perfino a respirare a causa della crisi finanziaria e della repressione politica e sociale, i nodi più piccoli o più grandi locali di resistenza, le lotte operaie più piccole o più grandi sono forti e piene di speranza. Sono quelli che portano lungo l’incendio della rivoluzione, che ispirano la sovversione, le idee radical mirate ad abbattere, una volta per tutte, il mondo basato sullo sfruttamento …

In questo preciso momento, e perché i veri terroristi sono terrorizzati dalla resistenza sociale, l’autorità cerca di imporre l’oscurità comunicativa dei mezzi di comunicazione esistenti.

Il bavaglio e la repressione dei mezzi di contro-informazione non deve andare nelle ultime pagine dei loro giornali e delle loro sporche stazioni radiotelevisive.

La nostra risposta deve superare le celebrazioni ridicole dei fascisti e quelli del potere. I mezzi di contro-informazione sono i nostri mezzi, sono la voce delle nostre lotte che ci mostrano la strada per il mondo che vogliamo.

Invitiamo tutte le persone in lotta ad un incontro Venerdì, 12 aprile all’ 1:00, presso la piazza centrale del campus del Politecnico (Polytechneioupoli) di Zografou.

Bus di accesso:

608 Akadimias

242 dalla stazione di Katehaki

dal collettivo amministrativo Athens.Indymedia.org

 

 

Indymedia Atene, 98FM e Radio Entasi repressa dal governo greco: la storia finora

12 aprile, una sintesi degli eventi accaduti fino ad ora (inglese originale):

ATENE, 12/04/2013 14:33 UTC). Ieri pomeriggio, l’accesso al sito web di Indymedia Atene è stato disattivato dall’Università Tecnica Nazionale di Atene (NTUA), a quanto pare a causa della pressione politica dal Ministro dell’Ordine Pubblico, Nikos Dendias.

Alle 03:00 (13:00 UTC) il Giovedì, il Network Operations Center (NOC) dell’Università tecnica nazionale di Atene (NTUA) ha effettuato un ordine da parte del Rettore dell’Università Simos E. Simopoulos di tagliare la connettività Internet a un server ospitato all’interno della rete universitaria . Questo server era quello che consentiva a Indymedia Atene (https://athens.indymdia.org/) di operare oltre che ad altre radio online e siti web come quelli di Radio98FM (http://www.radio98fm.org) e di Radio Entasi.

Una recente comunicazione Twitter segnala che il Consiglio avrebbe ceduto alle pressioni politiche di: MP Adonis Georgiadis del partito Nuova Democrazia si è congratulato con il ministro dell’ordine pubblico, Nikos Dendias, per aver abbattuto abbattere il sito Indymedia: https://twitter.com/AdonisGeorgiadi / status/322424852118138880

Fonti vicine agli operatori di Indymedia Atene indicano che la pressione politica sul consiglio rettorale NTUA per chiudere Indymedia Atene è aumentatA notevolmente nel corso degli ultimi giorni.

Tuttavia, non è stata inviata alcuna comunicazione al collettivo di Indymedia o alle stazioni radio, né una dichiarazione ufficiale dell’università in merito a quale procedura legale sia stata seguita.

Il Consiglio, Il rettore e i loro consulenti legali terrà un incontro sulla questione alle 6 del pomeriggio (ora locale).

 

In risposta alla chiusura, Indymedia Atene e le altre parti interessate hanno organizzato una manifestazione nei pressi del campus dell’Università di Atene di Zogragou, che è iniziata oggi alle ore 01:00 (ora locale).

Nel frattempo, Indymedia Atene continua ad essere disponibile tramite la rete Tor anonimization a http://gutneffntqonah7l.onion/ (questo indirizzo è disponibile solo quando si esegue il software Tor).

Le seguenti gateway Tor consentire l’accesso ad esso da browser Web standard:

http://gutneffntqonah7l.onion.to/

https://gutneffntqonah7l.tor2web.org/

https://gutneffntqonah7l.onion.sh/

Indymedia, che è anche indicata come Independent Media Centre (IMC), nata durante le proteste di Seattle contro l’Organizzazione mondiale del commercio nel 1999, fornisce piattaforme di pubblicazione aperta che permettono a chiunque di contribuire. E ‘associata con il movimento per la giustizia globale, che è critico nei confronti del neoliberismo e delle sue istituzioni associate. Un elenco dei centri di Indymedia in tutto il mondo è disponibile al sito: http://contact.indymedia.org/cities.php (il sito globale a www.indymedia.org è al momento disponibile a causa di problemi tecnici).

Ulteriori informazioni sono disponibili all’indirizzo http://indymedia.squat.gr/ nonché seguendo Twitter hashtag # free_indymedia e # indymedia.

Sugli eventi dell’occupazione Maragopouleio e l’attacco congiunto di polizia e nazisti

La notte di Lunedi 8 Aprile un gruppo di compagni che erano in piazza Alonia Ipsila [a Patrasso] è stato attaccato da un gruppo di fascisti che frequenta il Psitalonia Grill-house (di proprietà dei Sipsas, membri di Alba Dorata). I fascisti hanno attaccato i nostri compagni con pietre, bottiglie e sedie dall’interno della Grill-house. I compagni hanno resistito e poi si sono mossi verso l’occupazione Maragopouleio, dove sono stati respinti, nonostante i numeri fossero a favore loro. I neonazisti si sono diretti verso l’occupazione, dove sono stati respinti per la seconda volta, in modo efficace. L’intervento dei poliziotti è stato immediato e solidale e ha salvato i fascisti che intanto si erano accaniti su delle auto parcheggiate. Nelle prossime ore, e in perfetta coordinazione tra di loro, i poliziotti hanno attaccato i compagni e hanno lanciato gas lacrimogeni e granate assordanti verso le loro teste, mentre congiuntamente i neonazisti stavano scagliando pietre e granate nel cortile dell’occupazione, da una strada secondaria. Per due ore Maragopouleio è stata assediata dai cani della polizia antisommossa, nel tentativo di chiudere lo spazio da due manifestazioni che si stavano svolgendo nel frattempo. I poliziotti si sono ritirati.

L’attacco di ieri sera dal MAT [polizia antisommossa] e Alba Dorata contro l’occupazione Maragopouleio non è altro che la continuazione delle mosse repressive da parte dello Stato nei confronti di squat e spazi auto-organizzati, contro il mondo in lotta che continua a resistere ai piani anti-sociali dello stato, contro il tentativo di imporre impoverimento e cannibalismo sociale. Nonostante le continue dichiarazioni della sua presunta natura anti-sistemica, l’organizzazione neonazista in questione ancora una volta ha dimostrato – attraverso la sua collaborazione con le forze di repressione – quello che realmente è: i cani fedeli del regime, pronti a sostenere il suo lavoro in ogni modo possibile.

Nonostante i disperati tentativi da parte dei mass media di regime di presentare gli eventi come uno scontro tra gli “estremi”, la massa e la presenza multiforme di una moltitudine di persone in lotta al di fuori dello spazio di occupazione ha dimostrato che la memoria sociale e di classe è ancora vivoa e che la gente è pronta a difendere con tutta la sua forza le strutture ed i progetti della nostra lotta.

Ancora un’altra volta, dopo il loro tentativo di ottobre 2012, i fascisti di Alba Dorata si sono ritirati in maniera scomposta, accompagnati gentilmente dalla polizia greca.

Una testimonianza dall’inferno della questura di Atene

versione originale: BLACK FLAG, Bollettino Anarchico n. 64, Novembre 2012.

Una testimonianza dall’inferno della questua di Atene

 

Il testo che segue contiene estratti di trascrizioni di una conversazione con uno dei compagni arrestati durante la moto parata antifascista dello scorso 30 settembre. Una tortura perpetrata nella questura – che lo stato ha tentato ferocemente di nascondere. Noi siamo ben consapevoli del fatto che ciò che è accaduto non è stata una deviazione dalla normalità. Questo documento ha lo scopo di trasmettere le esperienze dei compagni e rompere il silenzio che permette che queste cose accadano. Tutto quello che è successo è diventato un motivo per rivelare l’ovvio, ma è stato sistematicamente messo a tacere: i pogrom fascisti non potrebbero continuare senza l’aiuto della polizia, che si affretta sempre a stroncare coloro che combattono contro l’azione nazista. Che lo Stato non è “neutrale” nei confronti dei “gruppi estremisti”, come viene spesso sostenuto dalla propaganda, equiparando le persone che lottano contro lo stato e la brutalità capitalista ai teppisti fascisti che servono i propri capi, assalendo gli attivisti e i gruppi sociali e di classe più vulnerabili. Le uniche armi di terrore e repressione utilizzate da un sistema politico marcio non sono sufficienti a sopprimere la dignità, la resistenza e la solidarietà.

Perché questa brutalità non è un motivo per arrendersi, ma una ragione di risveglio e di rivolta di consapevolezza.

 

D: Ti piacerebbe iniziare descrivendo gli eventi della moto parata?

R: Domenica, 30 settembre, si è svolta una terza moto parata antifascista. Ce ne erano state altre due precedentemente in settembre. La prima in Metaxouryio, Ayio Pavlo e Omonia e la seconda in Monastiraki, Ermou e Thisio. Quella notte, abbiamo iniziato da Exarhia intorno alle 20.00 e ci siamo diretti verso piazza Amerikis e nelle vie contigue. Lo scopo del corteo era quello di rafforzare gli immigrati dopo i pogrom razzisti dei giorni precedenti. È vero che mentre passavamo in questi quartieri c’era un incredibile entusiasmo da parte degli immigrati. Hanno alzato i loro pugni, hanno applaudito, hanno fatto il segno della vittoria, ci hanno detto “grazie”. Questo accadeva pochi minuti prima che venissimo attaccati. È l’ultima immagine che ho prima che la polizia sferrasse il suo attacco.

D: In quel momento c’erano circa 80 motociclette?

R: Sì, due motociclisti su quasi ogni moto, circa 150 persone.

D: E la polizia?

D: Non potevamo vedere bene perché era buio e loro ci avevano puntato le luci addosso. C’erano molti poliziotti del reparto Delta ad aspettarci nel posto in cui i fascisti avevano svolto i loro raid razzisti contro i negozi degli immigrati. Ci siamo prima fermati in Via Filis, dove abbiamo urlato alcuni slogan. Non so bene come tutto sia iniziato proprio perché il corteo era grande e la strada stretta, le moto erano sparse lungo la strada. Dal fondo del corteo, ho sentito bang-bang e colpi di armi susseguirsi continuamente l’un l’altro. La polizia ha iniziato a seguire il corteo, collocandosi alla sua coda. L’attacco è stato sferrato da lì. Il caos ha avuto la meglio. Il fumo di quello che ci stavano scagliando contro era ormai ovunque, non potevamo più neanche vederci tra di noi. La polizia stava colpendo con i manganelli i manifestanti. Le macchine erano parcheggiate sui due lati della strada. Molte moto sono state immobilizzate e non potevano più procedere a causa del volume della parata. Questo è durato per pochi minuti. Noi abbiamo tentato di procedere in qualche modo, cercando di evitare ulteriori ferimenti. Io sono stato fermato, insieme al pilota della moto sulla quale andavamo, da una pattuglia. Siamo stati condotti in questura. Giunti lì, ho visto altre 13 persone, in condizioni critiche, duramente percosse. Alcuni sanguinavano dalla testa, altri da braccia e gambe. C’era tantissimo sangue. Qualcuno non era più in grado di camminare.

D: Dove ti hanno portato esattamente?

R: Eravamo al sesto piano, davanti agli uffici, nel corridoio. C’erano due panchine. Alcuni erano in manette e stavano sanguinando. Abbiamo chiesto dei fazzoletti per fermare il sangue ma nessuno ce li ha dati. Io ne avevo un pacchetto con me e ho provato a dare una mano per cercare di bloccare l’emorragia. Ma i miei fazzoletti non erano abbastanza: il ferito non era uno solo, c’era un sacco di gente che perdeva sangue. Quando abbiamo chiesto aiuto, un poliziotto ha risposto: “Non avrai nulla, resterai nella condizione in cui ti trovi”. Il tempo è trascorso, altri poliziotti Delta sono arrivati. C’era una piccola scrivania vicino alla panchina e loro erano tutti lì. Ci hanno chiamati per nome e hanno scritto su un foglio i vestiti che indossavamo e una nostra descrizione generale.  Queste sono le condizioni in cui siamo stati identificati e in cui hanno potuto “cucinare” le loro dichiarazioni in merito al nostro arresto. Abbiamo capito tutto questo poco dopo, quando abbiamo appreso le imputazioni a nostro carico. Sono tutte bugie. Hanno mentito sia sulle circostanze degli arresti, sia sulle nostre descrizioni. Non avrebbero neanche potuto agire come hanno fatto!

D: Okay, è ovvio che le accuse siano ingiustificate. Loro avevano ricevuto ordine di irrompere nel corteo e di arrestare chiunque potessero, anche se lontano dalla parata. Il “crimine” è essenzialmente la partecipazione ad una marcia anarchica e antifascista.

R: Questo era il loro scopo: irrompere nel corteo, specialmente nel luogo in cui era stato precedentemente compiuto il pogrom. Bisognava bloccare la protesta. Chiunque è stato pesantemente ferito in ogni parte del proprio corpo. Come, ad esempio, un giovanissimo ragazzo attaccato alle spalle con un taser, durante il suo arresto. Ci ha raccontato che in quel momento il suo corpo era totalmente paralizzato ed è caduto. Lo abbiamo anche visto in questura dopo, ha un buco sulla schiena, una ferita profonda causata dal taser. Per molte ore abbiamo atteso sulle panchine. Eravamo anche senza acqua. Non avevamo nulla perché ci avevano preso tutte le nostre cose. Hanno negato le nostre richieste di acqua. Abbiamo trovato una bottiglietta nei rifiuti e un’altra sotto la panchina. Avevamo solo queste due piccole bottiglie che abbiamo riempito quando uno di noi è stato accompagnato in bagno da un poliziotto. Fino a quel momento ci avevano negato anche quello, usando tante stupide scuse. Abbiamo bevuto così: un sorso ognuno di noi 15, ogni 2-3 ore. C’era una porta adiacente attraverso la quale un poliziotto Delta alla volta passava per depositare la propria testimonianza. Erano una 30ina, la maggior parte di loro attorno alla piccola scrivania che ho menzionato prima. Ci hanno detto tante cose. È difficile ricordare. Cose tipo: “Vedrete contro chi vi siete messi” e “Vedrete se farete ancora un corteo antifascista”, “Siete andati contro Alba Dorata e adesso vedrete. Anche noi siamo di Alba Dorata”, “Morirete come i vostri nonni a Grammo e Vitsi”. Hanno fatto commenti sessisti contro le nostre compagne, molto volgari, cose che non sentiresti da nessun’altra parte o da nessun altro individuo in strada.

D: Quante ragazze eravate?

R: Eravamo due ragazze. Hanno concentrato la loro rabbia contro di noi, si sono accaniti su noi due per diverse ore, bestemmiando e minacciandoci. Dopo hanno iniziato a maledire i compagni caduti: Lambros Fountas, Alexandros Grigoropoulos, Christoforos Marinos, dicendo che presto li raggiungeremo. Nel bel mezzo di questo c’era un poliziotto Delta molto lato, con il braccio sinistro legato. Aveva l’uniforme. Ci è salito addosso con gli stivali, fumando e buttandoci la cenere addosso. Dopo ha preso il suo cellulare e ci ha iniziato a filmare. Ci ha fotografato dicendoci: “abbiamo i vostri indirizzi, i vostri nomi e ora le vostre facce, così Alba Dorata avrà tutto”. Chiunque ha provato a ribellarsi (verbalmente) è stato preso a pugni e calci da quella persona.

D: Specificamente quella persona?

R: Ci ha colpito di più ma altri lo hanno seguito. Le loro ingiurie, colpi e pugni ci hanno coperto, poi hanno battuto le nostre teste sul muro. La tortura non è stata solo fisica, ci hanno anche umiliato in vario modo. Non riuscivo più a guardare coloro che sanguinavano mentre la polizia continuava a picchiarli. Il più grave aveva la testa spaccata e ha sanguinato per ore, stava soffrendo tantissimo e, ogni volta che apriva la bocca per chiedere un dottore, veniva duramente percosso. Ogni volta che chiedeva qualcosa, lo assalivano con schiaffi e pugni. C’era un orologio e abbiamo visto che molte ore erano trascorse, provavamo a chiudere gli occhi per riposare. Eravamo esausti, soprattutto i feriti. Ad un certo punto, il ragazzo che sanguinava per la testa ha chiuso gli occhi e si è accasciato. Loro gli hanno urlato contro: “Alzati, non dormire, alzati”. Un altro ferito sanguinava dal naso e da un braccio. Altri erano stati colpiti alla schiena ed erano pieni di segni. Durante il loro arresto, erano stati buttati a terra dalle moto, immobilizzati e percossi. La polizia gli aveva tolto i caschi per colpirli alla testa, ferendoli anche al collo. Avevano lesioni ovunque: schiena, pancia, gambe, braccia. Io ero riuscita a proteggermi le gambe e la testa, evitando che mi fotografassero il volto con i loro cellulari. Quel poliziotto di cui parlavo prima, mi si è avvicinato, mi ha tirato i capelli per alzarmi la testa in modo da fotografarmi. Al suo primo tentativo, un ragazzo che era vicino a me ha protestato. È stato assalito a causa del suo gesto. La seconda volta sono stata io a protestare e il poliziotto mi ha colpito. Dal momento che mi stavo tenendo la testa tenendo i gomiti alti, mi ha dato un pugno sul collo. Mi ha colpito ovunque perché non riusciva a prendermi in viso.

D: Lo stesso che stava facendovi le foto da inviare ad Alba Dorata?

R: Sì e me lo ricordo perché il suo braccio era fasciato. Poi ha iniziato a girare un video. La terza volta, mi si è avvicinato, dicendomi che conosceva la mia abitazione, io comunque non ho alzato il volto e lui ha ricominciato a picchiarmi. In quel momento sono scoppiata. L’ho spinto via e ho iniziato a urlare di lasciarci stare, che non aveva il diritto di fare quello che stava facendo solo perché ci avevano arrestati. In questa situazione di caos, non sono riuscita a capire cosa mi abbia risposto, ma ricordo che ha urlato molto forte. Quindi, a causa delle miei urla, qualcuno con abiti borghesi è venuto nel corridoio, probabilmente era l’ufficiale di servizio, che lo ha bloccato dicendo ai Delta che avevano già lasciato la loro deposizione di andarsene. La maggior parte di loro aveva già fatto le proprie dichiarazioni e si stava trattenendo lì solo per torturarci. Dopo quel momento, se n’è andato. Ho dimenticato di dire che non era l’unico a fare riprese. Lui però era quello più vicino a noi. Le percosse sono finite ma tutto il resto è continuato. Avevano un laser con un raggio rosso che ci indirizzavano negli occhi appena provavamo a riposarci. Poi hanno spento la luce del corridoio e hanno acceso una torcia dicendoci: “Questo è il modo in cui si fa un interrogatorio” e “Ora ti faccio vedere io come si fa”. E ancora uno di loro si è avvicinato a noi con una torcia. Hanno anche iniziato a giocare con l’aria condizionata, facendoci congelare e surriscaldare. Ho smesso di chiedere di andare in bagno, perché ogni volta che sono passata davanti ai poliziotti Delta, mi hanno lanciato commenti orribili. Sessisti, minacciosi contro tutti. Continuavano a fotografarmi con i loro cellulari.

D: Quando è finito tutto ciò?

R: Intorno alle 7 del mattino, quando la polizia Delta se n’è andata. Siamo rimasti lì dalle 21.00 della sera prima. Per tutto questo tempo, non abbiamo avuto nessuno contatto con un avvocato. Gli avvocati sono arrivati dopo le 15 di lunedì pomeriggio. Siamo stati al sesto piano della questura per circa 19 ore. Il compagno ferito è stato portato in ospedale solo il lunedì mattina. Ha dei punti in testa, è stato bendato e ha anche un braccio rotto. Il resto dei feriti non è stato visto da nessun dottore. Sono andati in ospedale martedì. Ho dimenticato di dire che mentre eravamo al sesto piano, ci è stato chiesto di entrare in una stanza per essere controllati, uno alla volta. Poi siamo stati portati nell’ufficio del Procuratore, il Procuratore ci ha detto che saremmo stati trattenuti fino a giovedì. Quando siamo tornati al quartier generale, ci hanno trasferito al settimo piano, dove ci sono le celle. Ci hanno chiamati di nuovo, uno per volta, per controlli corporali. Ho protestato dicendo che non aveva senso un secondo controllo visto che eravamo stati sotto il loro costante controllo. Una donna poliziotto mi ha risposto che queste sono le procedure, mi ha portato in un posto – prima delle celle ci sono degli uffici e un piccolo ripostiglio sulla destra. Sono entrata e ho aspettato che la porta si chiudesse. Mi ha detto che quella porta non si chiude e che mi avrebbe controllato così. Io le ho risposto: “Di cosa stai parlando?”. Giusto difronte c’era una scrivania con un poliziotto uomo e altri poliziotti che giravano liberamente. Nulla ci separava.

D: Testimonianze simili sono state rilasciate da coloro che sono stati fermati e arrestati lunedì, durante l’attacco della polizia antisommossa a un raduno di solidarietà a Evelpidon.

R: Sì, 25 persone sono state fermate e 4 arrestate. Una era una ragazza molto giovane, l’hanno portata in cella da noi. Vorrei dire qualcosa molto importante per noi: la solidarietà che gli altri ci hanno mostrato ci ha dato incredibile forza. Abbiamo tratto la forza di cui avevamo bisogno dagli slogan dei compagni. Senza quella solidarietà non so se saremmo stati altrettanto forti. Infine, vorrei precisare che la ragione per la quale stiamo raccontando le nostre torture non è di essere compatiti. Lo stato ha sempre tentato di terrorizzare in ogni modo e con ogni mezzo a disposizione. Il nostro obiettivo è quello di porre luce sull’accaduto in modo da diventare sempre più forti e consapevoli nella lotta contro la brutalità che viene imposta a tutti noi.

Nota: Il 27 ottobre c’è stata una quarta moto parata in cui sono stati urlati slogan per le strade di Atene con bandiere rosse e nere.

Lavoratori dell’IKEA in sciopero

Da ieri, i lavoratori di diversi stabilimenti IKEA sono entrati in sciopero contro i tagli ai salari che i loro capi stanno cercando di effettuare nuovamente. I lavoratori stanno lottando contro la loro leadership sindacale che ha accettato i tagli. Questa mattina si sono radunati difronte al negozio IKEA di Kifisos e hanno rifiutato di iniziare a lavorare, mentre i loro capi gli hanno dato solo due ore di tempo per firmare i nuovi contratti, altrimenti saranno licenziati.

Nel frattempo, la maggior parte degli impiegati comunali che si occupano del personale si è rifiutata di inviare al Ministero la lista dei lavoratori del settore pubblico che devono essere licenziati in base alla nuova legge.

Ulteriori aggiornamenti a seguire…

I lavoratori dell’IKEA di Aigalaio in sciopero.

Roarmag.org presenta: Utopia on the Horizon

ROARMAG.org presenta: ‘Utopia on the Horizon’, un documentario per coloro che hanno scelto di combattere.

Nel mese di maggio 2011, centinaia di migliaia di greci sono scese in piazza Syntagma ad Atene per protestare contro la svendita del proprio paese, dei propri diritti, delle proprie vite da parte delle corrotte élite locali a vantaggio degli interessi finanziari internazionali.

Nel giro di pochi giorni, è stato allestito un accampamento di protesta – organizzato in base ai principi della democrazia diretta, dell’autorganizzazione e del mutuo aiuto – fornendo un assaggio di utopia nel bel mezzo di una crisi finanziaria, politica e sociale. Il 28 e 29 giugno, durante una votazione in Parlamento su nuove misure di austerity, lo Stato ha deciso di rispondere con la forza bruta, disperdendo i manifestanti e stroncando il loro esperimento sociale.

Un anno dopo, Leonidas Oikonomakis e Jérôme Roos – dottorandi dell’European University Institute e co-autori del blog attivista ROARMAG.org – sono tornati ad Atene per parlare con gli attivisti del movimento e dell’occupazione di piazza Syntagma, oltre che con Manolis Glezos, eroe della resistenza greca. Quello che segue è questo drammatico ritratto di un paese sull’orlo del collasso; e le persone che hanno scelto di combattere per costruire un nuovo mondo sulle rovine di quello vecchio.

Utopia On The Horizon

RESO POSSIBILE DA:
Syntagma Multimedia Team

CAST:
Maria Kanellopoulou
Dimitris Timpilis
Niki Dimitriadi
Manolis Glezos

DIRETTO DA:
Jérôme Roos
Leonidas Oikonomakis

PRODOTTO DA:
Jérôme Roos
Andrés Cornejo

REALIZZATO DA:
Andrés Cornejo

PROGETTO SONORO DI:
Benjamin Schimpke

MUSICA MONTATA DA:
OddOne Studio

ASSISTENTE ALLA PRODUZIONE:
Tamara Van Der Putten

ARCHIVIO VIDEO:
Syntagma Multimedia Team

SCREENPLAY:
Jérôme Roos
Andrés Cornejo
Leonidas Oikonomakis

TRADUZIONI DI:
Leonidas Oikonomakis
Yorgos Goumas
Maria Pafili
Tamara Van Der Putten
Santiago Carrión
Pedro Noel

MUSICA DI:
Maria Kanellopoulou (soprano) – ‘Astron Ouranion’
Maria Kanellopoulou (soprano) – ‘Pace Pace Mio Dio’
Nikolas Asimos – ‘Den Pa Ma Nas Xrypan’

RINGRAZIAMENTI SPECIALI A:
Christos Staikos
Manos Cizek
Geoff Arbourne
Manolis Foinikianakis
Nikolas Leventakis
Boumba Dimitrokali
Felipe Maqui
Gorka Molero
Stavris Chatzivasiliou
Tamara Van Der Putten
Ike Krijnen